Carli Costruzioni
Il condominio può diventare la “corte” del futuro? Vivere in comunità nel rispetto dell’intimità di tutti
La vita condominiale non è sempre facile, tanto che la “riunione condominiale” è entrato nell’immaginario collettivo come momento di scontro. Il problema è rappresentato proprio dalla condivisione degli spazi e dei costi: manutenzione, spese condominiali, spazi vengono vissute come seccature o responsabilità di cui si farebbe volentieri a meno.
Esiste poi il tema delle simpatie personali, perché non è sempre semplice andare d’accordo con tutti. Tante volte poi si esagera, e una semplice antipatia a pelle rischia di trasformarsi in intolleranza manifesta, fastidio o – nei casi peggiori – guerra aperta.
La domanda che noi – da una parte come costruttori, dall’altra come persone che credono nel rispetto e nell’aiuto reciproco – ci poniamo è molto semplice: è davvero necessario tutta questa negatività, o è possibile trasformare la convivenza in opportunità?
Il tema della comunità abitativa è ben conosciuto in architettura, ma potremmo dire che è un argomento completamente umano: l’uomo, come ben diceva Aristotele prima e alcuni dei più grandi pensatori dell’umanità poi (Hegel, Rosseau, tanto per citarne un paio) è un animale sociale.
Il confronto e il rapporto interpersonale sono per l’uomo dei veri e propri bisogni, tanto quanto dormire e mangiare. La stessa definizione di persona, nella psicologia tradizionale, è “soggetto che sappiamo e crediamo costruirsi e ricostruirsi nelle interazioni e nelle relazioni sociali“.
Il vivere in comunità presuppone un luogo, un insieme di case (spazi privati) vicini, che occupano lo stesso posto. Una volta la vita di corte era molto sentita: differenti unità abitative che si affacciavano su uno spazio comune, che faceva da centro alla vita quotidiana.
Un concetto non dissimile da quello dell’agorà greca, la piazza dove gli ateniesi si radunavano per decidere le sorti della città.
E allora perché il condominio sembra distruggere il piacere della vita comune?
Il problema – secondo sociologi e architetti – sta nella compressione degli spazi. Complice il boom economico e la forte urbanizzazione, è cresciuta la richiesta di alloggi, che si sono sviluppati sempre più piccoli e compressi in unità a volte disumanizzanti, come accade in certe megalopoli asiatiche.
Noi italiani siamo fortunati. Perché viviamo in un paese meraviglioso, ricco di cultura e di bellezza, in cui è ancora possibile costruire un’architettura dell’abitare a misura d’uomo.
Come costruttori siamo sempre attenti a progettare edifici che favoriscano il senso di comunità nel rispetto e nell’intimità di ogni situazione: è nostro dovere costruire case belle da vivere, fisicamente e psicologicamente, ecosostenibili nel senso di ecologicamente ed economicamente sostenibili.
Lo facciamo con impianti e accorgimenti costruttivi che permettono di raggiungere elevate efficienze energetiche, ma anche con un’idea ben precisa: costruire per le persone.
Un condominio ben ideato e costruito promuove il vivere in comunità, promuove il rispetto e l’aiuto reciproco senza mai sacrificare la sacra intimità della propria abitazione. Spazi ben progettati e attrezzati e sistemi condivisi per risparmiare insieme hanno il potere di ridurre la conflittualità, promuovere le intese e rendere la vita quotidiana migliore.
E ritornare a un concetto di corte con uno sguardo rivolto al futuro, per dedicare e dedicarci una qualità di vita sempre migliore.